Il Vecchio Fontanile

Le Città del Tufo, Pitigliano, Sovana e Sorano.

Provenendo da Manciano lungo la strada statale 74 maremmana e superato il fiume Fiora, si percorre una zona pianeggiante disseminata di curatissimi vigneti, chiaramente appartenenti alla D.O.C locale il “bianco di Pitigliano”; improvvisamente come una cartolina si presenta, alla curva della Madonna delle grazie, lo splendido scenario della parete di tufo che si trasforma sulla sommità in case, piccole torri e palazzi storici, senza soluzione di continuità, dato che le abitazioni sono edificate nello stesso materiale dello sperone sottostante, tanto da guadagnarsi l’appellativo di città del tufo.
Il nome “PITIGLIANO” dovrebbe risalire all’epoca romana; una antica leggenda narra di due esuli “PETILIO” e “CILIANO”, che dopo aver rubato la corona di Giove Statore dal campidoglio di Roma, si rifugiarono dai loro inseguitori sullo sperone di tufo dove oggi sorge il borgo medioevale.
al paese dopo il colpo d’occhio iniziale si accede per una strada tortuosa dove le pareti di tufo sembrano cadere sui viandanti.
Poco prima di arrivare all’ingresso del paese, si supera l’antico cimitero ebraico.
Al borgo antico, si accede passando sotto un doppio arco, porta della cittadella dove campeggia lo stemma gentilizio e subito ci si trova nella piazza del teatro, proseguendo per la via lastricata, sulla sinistra si può ammirare l’antico acquedotto(Romano?) che riforniva l’intera città d’acqua, poco più avanti sulla piazza palazzo Orsini, nel cortile interno troverete un pozzo di marmo interamente scolpito a mano.
Incamminandosi tra i violetti, nella prima parte, popolati di attività, negozietti, cantine scavate nel tufo sotto il livello delle edificazioni medioevali, vi troverete nella zona terminale come a camminare a ritroso nel tempo ad ammirare,in una atmosfera fiabesca, viuzze e piazzette intime e silenziose, affacciate sulla vallata dei due fiumi che circondano il paese.
Girovagando per il borgo antico vi consigliamo di non mancare una visita alla sinagoga ebraica, che un attento restauro ha da alcuni anni riportato agli antichi splendori

Storia
Le origini degli insediamenti umani a Pitigliano sono antichissime, numerose sono infatti le tombe etrusche venute alla luce col passare dei secoli.
Fin dall’VIII secolo a.C. la vita politica di Pitigliano è stata strettamente legata alla vicina Sovana sede della famiglia degli aldobrandeschi, che con il passare dei secoli Pitigliano assunse maggiore importanza dal punto di vista militare grazie alla posizione strategica in cui è situato, sino a che, mentre Sovana subiva un lento declino, Pitigliano si affranca grazie al matrimonio tra Anastasia, ultima discendente degli Aldobrandeschi in Maremma, e Romano Orsini, il quale apparteneva alla famiglia di Giovanni Gaetano Orsini, ovvero papa Niccolo III.
Pitigliano fu riconfermato capoluogo di contea e gli Orsini ne fecero la loro residenza principale. Nel 1547 Niccolò IV (grazie all’appoggio di Cosimo de’ Medici) venne proclamato dai popolani stessi signore delle loro città, anche se il suo governo durò poco, venne infatti imprigionato dall’Inquisizione pontificia. La popolazione di Pitigliano, successivamente alla caduta di Siena (1562), preferì le leggi più liberali di Firenze, cacciarono il conte Orsini e acclamarono i Medici loro Signori, i quali in un primo momento preferirono rifiutare e solo dopo alterne vicende ed una volta estintasi la dinastia ursinea, Cosimo de Medici nel 1604 riuscì a divenire Signore della contea.
Il dominio Mediceo non portò i risultati sperati dalla popolazione, anzi, la contea si impoveriva sempre di più fino all’avvento dei Lorena alla guida del Granducato di Toscana, che grazie ad un’oculata politica economica portarono benessere e stabilità.
Con il plebiscito del 1860, Pitigliano aderì al regno d’italia.

Sovana
Suana, l’antico nome della città etrusca, venne fondata da gruppi di agricoltori e pastori i cui insediamenti erano posti su varie alture lungo il medio corso del fiume Fiora (anticamente Armine).
Sovana fu il centro principale della zona circostante dove sorsero numerosi agglomerati urbani grazie alla facilità di collegamento viario dei più grandi centri di Statonia, Saturnia, Chiusi.
Sovana già dal III sec. a.C. fu alleata di Vulci e con lei partecipò alle lotte degli Etruschi contro il tentativo di espansione dei Romani, finché il console Caio Tiberio riuscì a conquistare queste terre, Vulci divenne “città senza diritto di voto”, e Sovana nell’ ordinamento romano divenne “Municipium”.
Sotto l’egemonia romana, Sovana divenne una città più fiorente nella zona grazie all’allargamento degli orizzonti commerciali ed alla prosperità agricola, la scrittura rimase quella etrusca fino al I sec. a.C. come testimoniano le numerose tombe etrusche della zona.
Dal IV sec. in poi si diffuse il cristianesimo in città grazie all’opera di evangelizzazione operata da S.Mamiliano (suo patrono), divenne sede vescovile dal V sec.. Dal IX sec. gli Aldobrandeschi costituirono un vasto dominio in Maremma con sede a Sovana, quest’ultima conobbe il massimo splendore anche grazie alla grande figura di Papa Gregorio VII, al secolo Ildebrando da Soana. Dopo la morte del Pontefice, le continue lotte fra Papato e l’Imperatore, sconvolsero la città sino a che nel 1243 dopo un lungo assedio da parte di Federico II, Guglielmo Aldobrandeschi, fu costretto a riconoscere e ad accettare un presidio imperiale in Sovana oltre che in altri centri della contea.
Da lì a poco Sovana cominciò a subire un continuo declino che con la morte di Margherita e quindi finiti i discendenti degli Aldobrandeschi fece posto al subentro della famiglia dei Conti Orsini.
Di lì a poco i Senesi conquistarono la città e saccheggiarono anche gli edifici sacri (la campana del Duomo fu portata come trofeo a Siena e collocata sul campanile della Cattedrale, dove si trova ancora oggi ed è chiamata dai Senesi “Sovana”).
Sovana cadde in un periodo di abbandono e miseria tanto che i sovanesi ottennero da Papa Alessandro VI di trasferire i monaci dell’Abbazia di Montecalvello (nei pressi dell’attuale Elmo), all’interno delle proprie mura per tentare di migliorare le proprie condizioni economiche e sociali, ma gli effetti positivi di questa iniziativa durarono fino a quando il Papa Innocenzo X, con una bolla, abolì la comunità monastica.
Quando nel 1555 la famiglia fiorentina dei Medici ebbe ragione su Siena, Cosimo I chiese agli Orsini, che nel frattempo avevano riconquistato e risaccheggiato Sovana, la restituzione della città come terra Senese. Al rifiuto di Niccolò IV Orsini, iniziò un assedio a Sorano dove era solito rifugiarsi il Conte. A questo punto intervenne lo Stato Pontificio che costrinse il Conte di Pitigliano a consegnare Sovana a Cosimo dei Medici e questi cominciarono a risollevare Sovana favorendone il ripopolamento grazie a privilegi fiscali e donazioni di case e terre.
Ma a seguito di una epidemia di malaria la cittadina si spopolò quasi completamente, anche i vescovi furono costretti ad abbandonare la città e nel 1660 il vescovo Gerolamo Borghesi, trasferì la sede episcopale da Sovana a Pitigliano.
Infine con Pietro Leopoldo di Lorena venne disciolta la comunità di Sovana che entrò a far parte del Comune di Sorano, dove rimase definitivamente dal 1814 fino ad oggi.
Da allora solo gli scavi, con il conseguente ritrovamento di una e vera e propria “necropoli” con tombe e resti della civiltà etrusca, contribuirono a togliere il paese dall’oblio nel quale era caduto, tanto che fu soprannominata “Città di Geremia” per l’immagine di città desolata che si presentava al visitatore proprio come al profeta.

Sorano
Il paese di Sorano sorge a metri 378 s.l.m. sopra uno sperone di roccia tufacea sovrastante il fiume Lente che lo circonda per tre lati.
L’aspetto paesaggistico è quello delle colline vulcaniche della Toscana meridionale che dal monte Amiata si estendono fino alle spianate tufacee del viterbese ed alla Maremma toscana.
Il borgo antico di Sorano ci coglie sempre impreparati ed è impossibile descrivere ciò che si prova trovandosi all’improvviso di fronte ad una tale meraviglia .
L’inconsueta agglomerazione dell’edificato che si fonde con il masso tufaceo da cui sembra sia stato generato offre una visuale di insolito fascino soprattutto per chi arriva da Sovana e da Castell’Azzara.
Come per Pitigliano anche qui il tempo sembra si sia fermato molti secoli fa e solo da qualche anno si osserva un inarrestabile impulso di rinascita evidente sia dagli interventi di recupero edilizio che dalle attività culturali che trovano i giusti stimoli proprio in questo delizioso paese così lontano dalla frenesia della vita cittadina.
Se volessimo cercare in una parola un simbolo che rappresentasse il territorio di Sorano e Pitigliano la troveremo nel tufo, elemento che da sempre ha caratterizzato la zona.
Questa roccia di origine vulcanica è senz’altro la caratteristica principale del territorio : il tufo ha modellato un paesaggio di singolare bellezza nel quale si alternano gole, balze ed altipiani. Al tufo è legata la storia di questa parte della Maremma: nel tufo hanno scavato le loro abitazioni le popolazioni preistoriche (abitazioni ipogee), gli etruschi vi collocarono le loro necropoli e le vie di comunicazione (vie cave), i coloni romani sfruttarono le particolarità di questa roccia facilmente lavorabile collocandovi i colombari, le pestarole, gli ziri, le fornaci ecc.
Le zone circostanti poi risultavano molto fertili ed adatte alle colture dei vitigni ed uliveti, infatti le ceneri vulcaniche riescono adattabilissime alla vegetazione dopo essere state disgregate e convertite in una terra fertile dagli agenti atmosferici.

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